Quando nel 2014 ho iniziato l’attività di ospitalità mi sono affidata alle OTA, sono stati anni difficili, di ansia da prestazione, di paure, vivevo nel terrore di non essere mai abbastanza, nel 2020 ho scelto di terminare le collaborazioni con piattaforme che mettevano un muro fra me e i miei ospiti, la spinta mi è stata data dall’emergenza Covid e dalle incertezze nel poter ospitare che ne derivavano, si è rivelata con il tempo una grande intuizione, da quel giorno ho riscoperto le persone, ho riscoperto l’essere umano.
Il mondo di oggi ci porta spesso ad essere lontani, ad essere nemici, a non accettare le mancanze, di nessun tipo, ci porta alla ricerca incessante della perfezione. Penso che se vogliamo essere umani, dobbiamo rendere omaggio, ai valori democratici, questo significa rendersi conto che non c’è nessuno migliore o peggiore di noi. Credo che a volte tendiamo a dimenticare che tutti siamo umani.
Ognuno di noi è una combinazione magica che non si ripeterà più.
Celebrare la nostra umanità, celebrare la nostra pazzia, celebrare la nostra insufficienza, celebrare le nostre debolezze e la me stessa che non può rientrare nei parametri e in una votazione data da cinque faccine, due tristi, una cosi cosi e due felici.
Essere umani significa essere smemorati, significa rovesciare il caffè, significa non avere sempre la risposta giusta, significa scordarsi le chiavi e rimanere chiusi fuori o scendere dall’ascensore al piano sbagliato e sorridere per la propria leggerezza, per la propria imperfezione; ed è solo grazie a quella leggerezza, a quell’ironia che riusciamo a progredire, a migliorarci, a non abbatterci, si non sono perfetta, lo so, posso fare di meglio, ho una vecchia casa, l’ho ristrutturata con poche risorse, spesso con le mie mani, spesso con le mie idee, posso offrire questo, non devo per forza rientrare in parametri di eccellenza.
E’ l’unicità che crea valore. Si può crescere ed evolvere solo creando relazioni, non importa che siano relazioni di dieci minuti, di un’ora o per tutta la vita, la differenza la fa la capacità di mettersi al pari, di mettersi in comunicazione. Semplicemente condividere.
Spesso i miei colleghi scrivono su gruppi del settore la delusione di non aver ricevuto un nove o un dieci e vorrei dirgli che si, so come ci si sente, ma sentirsi mancanti non permetterà nessuna evoluzione, non ci si può standardizzare, non possiamo perdere le nostre caratteristiche uniche, non possiamo abbandonare ciò che ci differenzia per conformarci ad un algoritmo e ad una intelligenza artificiale con standard impossibili da raggiungere.
Siamo umani e nessun umano è perfetto, direi, per fortuna, E’ questa la meraviglia. Propaghiamola.